Appuntamenti, notizie e curiosità dal mondo del food & wine e dei viaggi

Appuntamenti, notizie e curiosità dal mondo del food & wine e dei viaggi

30 aprile 2010

Eat Art

Tutto cominciò con Il “Restaurant Spoerri”, ristorante dell’omonimo artista inaugurato nel 1968, dove oltre ai cibi stravaganti, risultava convincente il concetto artistico del locale. L’artista infatti su ordinazione vi realizzava Quadri-trappola, vale a dire era possibile “intrappolare” il tavolo su cui era stato consumato il pasto e quindi acquistarlo. Ed ecco che nacque la Eat Art di Daniel Spoerri. Molto interessante è proprio l’utilizzo di materiali commestibili per la realizzazione dell’opera. Tutte le opere comprendono a livello scultoreo la rilevanza estetica del cibo. La cucina viene concepita come luogo creativo e sociale della produzione e l’impatto mediatico degli spettacoli gastronomici. Alcune opere riflettono i modelli comportamentali della nostra società del benessere, la cultura del consumatore e la corporeità, come pure gli ideali di bellezza e i disturbi del comportamento alimentare, altri pezzi giocano con gli aspetti surreali, criptici e grotteschi del nostro modo di trattare gli alimenti nella vita quotidiana. Per tutti i curiosi e appassionati che vogliono ammirare i quadri trappola di Spoerri da non perdere la mostra Gefrorene Momente dal 26 giugno al Museo d'Arte dei Grigioni di Chur in Svizzera.

29 aprile 2010

Il vino..in mostra alla Rocca delle Macìe!

Si inaugura oggi a Castellina in Chianti - Siena, la mostra collettiva di artisti Il Nostro Vino, Storia di una Passione, nata dal Premio Internazionale di Pittura Zingarelli, dedicato a Italo Zingarelli, fondatore dell'azienda vitivinicola del Chianti Classico Rocca delle Macìe. Uomo che con il suo estro ha dato vita ad innumerevoli successi cinematografici tra cui, C'eravamo tanto amati di Ettore Scola. L’azienda oltre alla passione per l’arte di fare vino, è attenta alle contaminazioni culturali ed e' proprio dal desiderio di valorizzare e promuovere l'arte contemporanea, che nasce questo Premio, con l'intento di offrire ai giovani artisti la straordinaria opportunità di valorizzare il proprio talento. La mostra accoglierà 19 giovani artisti segnalati dalle più autorevoli gallerie, critici d’arte e comitati scientifici delle Accademie di Belle Arti, che hanno interpretato il tema del vino in chiave artistica, ognuno con differenti tecniche pittoriche. La mostra sarà visitabile fino al 15 settembre e sarà proprio il pubblico che visiterà la mostra e che potrà lasciare il proprio voto in un’apposita urna sigillata da un notaio che decreterà il vincitore.

28 aprile 2010

La notte bianca di Firenze

Venerdì 30 aprile nel centro della città fiorentina prende il via Insonnia Creativa, un’iniziativa promossa dall’amministrazione comunale di Firenze che prevede una pluralità di eventi culturali sparsi in vari punti strategici della città, negozi aperti fino alle 24, nonché l’apertura straordinaria di musei, mostre e palazzi storici. Un evento imperdibile per tutti: appassionati di arte, musica e teatro, famiglie con bimbi, giovani in cerca di divertimento e anche gli appassionati del gusto troveranno interessanti appuntamenti dedicati al connubio tra varie forme di espressione artistica ed enogastronomia. Si parte alle 19.00 e fino alle 24.00 con il Festival della Pizza in via del Sansovino 19, gara di pizzaioli, esibizione della scuola acrobatica e degustazione offerta a tutti i partecipanti. Dalle 20 alle 3 invece TRAMbusto Dj set, live music and performances all’interno di un vagone della tramvia con degustazioni a cura dello Studio Umami. L’allestimento invece porta la firma di Arabeschi di Latte, il team fiorentino di food designer. Da non perdere assolutamente l’appuntamento alle 22.00 in Piazza Santa Maria Novella di fronte all’Hotel Minerva per l’originalissima performance della Vienna Vegetable Orchestra, composta da 12 musicisti che suonano con strumenti costruiti con verdura ed ortaggi acquistati al mercato….e non finisce qui, perché di solito l’esibizione musicale termina con una zuppa offerta la pubblico, preparata con tutte le parti che sono state scartate per la fabbricazione di questi eccentrici strumenti musicali! Per gli appassionati di teatro invece l’Associazione Firenze dei Teatri ha organizzato un tour teatral-gastronomico tra ricette semplici della tradizione culinaria toscana e storie dei piccoli e grandi teatri del centro storico di Firenze, soprattutto quelli chiusi o scomparsi. Questi i temi: Le antiche ricette di Pellegrino Artusi e la scoperta dei segreti del Teatro Massimo; l’infocato e la Società dei mangiafoco. Chi mangia carne alla brace e chi il fuoco; La friggitoria della stento e la commedia dell’arte. Frittelle di tondone, coccoli, roventini e le gesta antiche di Stenterello e dei comici dell’arte. E per coloro che riescono a resistere fino all’alba, alle 5 nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, Volevo diventare pasticciere, un dialogo coinvolgente e divertente tra un alunno aspirante pasticcere, interpretato da Alessandro Masti e Leonardo Romanelli nel ruolo di sé stesso, esperto gastronomico e professore dell’Istitutoalberghiero Buontalenti… al termine caffè e cornetto per tutti!! Da fare una puntatina anche alla mostra collettiva di artisti VERDURE all’EX Garage il Prato in via il Prato 64, un tema semplice che ha in sé lo spazio per espressioni di rappresentazioni più ampie. La verdura come ortaggio, come semina, come attesa di un raccolto, come elemento alimentare, come soggetto visivo, come valore cromatico ed emotivo. Dulcis in fundo non dimenticate di fare una tappa in Santa Croce dove sarà allestito uno Slowmarket con ben 35 espositori che offriranno al pubblico degustazioni e assaggi. Ma c’è n’è per tutti i gusti…musica, spettacoli, musei..per il programma completo di Insonnia Creativa clicca qui.

27 aprile 2010

Firenze Gelato Festival

Comincia ad arrivare il bel tempo e naturalmente si scatena la voglia di gelato! A Firenze culla del rinascimento prende il via il Firenze Gelato Festival, un golosissimo appuntamento che dal 28 al 31 maggio conquisterà il cuore della città trasformandola in una maxi gelateria a cielo aperto. Punti cruciali della manifestazione saranno piazza Santissima Annunziata, Palazzo Vecchio, Piazza della Repubblica e Piazza Strozzi ed ovviamente alcune delle gelaterie artigiane storiche di Firenze. Tante le iniziative in programma: convegni, mostre, workshop del gusto, gelato show performance e dimostrazioni, il tutto accompagnato da carismatiche street band che intratterranno il pubblico con uno scatenante accompagnamento musicale. Per poter partecipare agli assaggi e alle degustazioni della maxi gelateria di piazza Santissima Annunziata è necessario acquistare una card presso gli info point della manifestazione, che dà diritto anche ad alcune agevolazioni sulle tariffe di parcheggio e trasporto pubblico.
Ed ora una curiosità… molti di voi da bravi golosi di gelato, sapranno sicuramente qual’è il gusto fiorentino per eccellenza, ma non tutti sanno da dove deriva il suo nome. Ebbene il Buontalenti, gusto di gelato a base di panna e crema, trae il suo nome dal celebre architetto, pittore e scultore del ‘500 che aveva la passione per la cucina e che fu incaricato dalla famiglia de’ Medici di preparare suntuosi banchetti per ospiti italiani e stranieri. Si narra che Buontalenti preparò i suoi favolosi dolci ghiacciati a base di zabaione e frutta, ed ebbero un successo strepitoso, dando origine alla famosa crema fiorentina o gelato buontalenti che ancora oggi si può gustare in tutte le migliori gelaterie, soprattutto a Firenze.

24 aprile 2010

Versi in macelleria....dal Falaschi!

Dopo Jazz in macelleria, la sanminiatese Macelleria Falaschi torna con un’altra iniziativa che coniuga i piaceri della mente con quelli del palato. Il 2 maggio alle ore 18.00 Versi in macelleria, tre poeti di Firenze Eva Thune, Marco Simonelli e Paola Ballerini, condotti da Elisa Biagini, si esibiranno supportati dalla musica Ska Blues dei Sir Randha. Il tutto accompagnato dalle prelibatezze della macelleria: Lonzino al Vinsanto, un salume pregiato fatto con il lombo del maiale arricchito con il Vin Santo che conferisce alla carne un sapore più intenso e la Spuma di gota, crema di carne e lardo di Cinta Senese, deliziosa spalmata sul pane caldo. La Macelleria è attiva dal 1925 e garantisce la qualità e la provenienza dei propri prodotti, le carni infatti vengono acquistate esclusivamente nelle azienda agricole dove l’ingrasso degli animali viene effettuato al naturale.

23 aprile 2010

Croissant e paste dolci così grandi da sembrar finte alla Pasticceria di Staggia Senese!

Ebbene no, non sono di gomma e neppure di cera, questi cornetti (o forse sarebbe più giusto dire mega cornetti??) sono di friabile pasta sfoglia riempiti con nutella, crema o cioccolata bianca! E sono proprio le dimensioni delle paste, tre volte più grandi di quelle che si trovano al bar, che hanno reso celebre la pasticceria di Staggia Senese, piccola frazione di Poggibonsi, tappa irrinunciabile per tutti nottambuli della zona. Bomboloni, cornetti e sfogliatine maxi sono diventati un vero e proprio cult, tanto che su Facebook è nato il gruppo del Cornetto di Staggia che conta ben 1.164 membri, dove i golosi si danno appuntamento e parlano anche di ricordi legati a vicende personali che inevitabilmente si concludevano con un bel cornetto. La pasticceria è aperta tutti i giorni dalle 20.00 alle 02.00, provare per credere!


22 aprile 2010

Viaggiare low cost con il CouchSurfing!

La nuova frontiera del viaggiatore è il CouchSurfing, molto più di un semplice viaggio alla scoperta di nuovi mondi e città, ma bensì un modo di entrare in contatto con le persone, uno scambio culturale e di esperienze. Cosa serve? Un divano, tanta voglia di conoscere gente nuova e un pizzico di curiosità. Il CouchSurfing è un network internazionale no profit, che è in grado oggi di mettere in contatto tantissimi utenti da tutte le parti del mondo che amano il viaggio e le esperienze nuove. Il surfer è il viaggiatore che può scegliere all’interno del portale il “divano” in cui alloggiare per qualche giorno, messo gentilmente a disposizione dal padrone di casa. Gli utenti che praticano il CouchSurfing devono registrarsi al network e costruire un proprio profilo con dettagli relativi ai propri interessi, esperienze di vita e motivazioni del viaggio, così che la persona che mette a disposizione il proprio divano può avere informazioni sull’ospite e scegliere o meno se accettare la richiesta di ospitalità. Ovviamente tutti i profili sono arricchiti dei preziosi giudizi degli utenti che in passato hanno ospitato o che sono stati ospiti, in modo da avere a disposizione delle indicazioni e recensioni veritiere per un valido aiuto nella scelta. Non solo si può viaggiare per il mondo spendendo pochissimo, ma lo si può fare anche entrando veramente in contatto con la cultura del luogo e con le abitudini delle persone. Non si tratta infatti solo di avere un divano in cui dormire, perché tra le persone si viene a creare un’interazione e uno scambio interessantissimo. Non è la prima volta che l’ospite si mette a cucinare le prelibatezze del proprio paese oppure che venga coinvolto in un’uscita con gli amici del padrone di casa…. e tutto questo è un regalo molto più grande di qualsiasi viaggio, sicuramente il surfer tornerà a casa con una valigia carica di emozioni e bei ricordi… e perché no con un amico in più sparso per il mondo!

20 aprile 2010

Aprile dolce.....mangiare!

Tanti gli appuntamenti con il mondo del gusto nel mese di aprile! Si inizia con un pò di buon vino domani alle ore 21.00 presso l'Hotel Cellai di Firenze con una nuova anteprima del Chianti Classico che organizza una degustazione guidata delle migliori etichette per soci e appassionati. Sempre mercoledì 21 da segnare in agenda la conferenza stampa di presentazione dell'evento Street Food market - I cibi di strada nel Mercato Agroalimentare, che si terrà a Marciano della Chiana, Arezzo alle 10.15. Durante la conferenza verrà presentata l'iniziativa in programma per il 22 e 23 maggio e organizzata da Streetfood con l'intento di valorizzare e diffondere la cultura del cibo di strada. Per gli amanti della carne invece da non perdere la cena di giovedì 22, organizzata all'osteria fiorentina L'Ortolano per la cena Chianina mon amour, un menù a base di una delle migliori carni del mondo. Torniamo al nettare di Bacco, sempre all'hotel Cellai di Firenze, mercoledì 28 alle ore 21.00, Degustazione monotematica sul Barolo diretta dal giornalista e produttore Maurizio Rosso e autore del volume Barolo, personaggi e mito. Ed infine per i viaggiatori del week end nell'area Archeologica di Paestum dal 29 aprile al 2 maggio la quinta edizione del Salone Internazionale della Mozzarella di Bufala Campana, un'occasione per unire una visita alle richezze artistico-archeologiche della città alle prelibatezze del territorio.

17 aprile 2010

Settimana della cultura

Dal 16 al 25 aprile torna la settimana della cultura, un’occasione imperdibile per visitare le ricchezze artistico-culturali dell’Italia….. ma non solo visto che in programma ci sono anche iniziative enogastronomiche volte all’approfondimento e conoscenza del gusto. In particolare per la Toscana da segnare in agenda il 17 aprile a Cortona presso la scuola ISIS Vegni il convegno Lo zafferano: storia, cultura e coltura molto antiche. il 22 invece a Bibbiena Il vino degli Etruschi, proiezione e degustazione di vini nel Museo Archeologico del Casentino a cura dell’Associazione Italiana Sommelier ed Enoteca “Bere è” di Soci. A Montespertoli invece dal 17 al 25 aprile Il Gusto? Una questione in famiglia! Gli adulti potranno degustare i vini della zona, per i più piccoli invece un pomeriggio di giochi e merende da leccarsi i baffi con olio, miele e marmellate. Inoltre si potrà visitare gratuitamente il museo del vino per tutta la durata dell’iniziativa. A Castelnuovo Berardenga invece il Museo del Paesaggio e l’Azienda Agricola San Felice organizzano per Il 17 aprile 2010 una visita guidata nella valle del Chianti, seguirà presentazione del volume di Renato Stopani I tre Chianti. Il Chianti geografico, il Chianti storico, il Chianti enologico con prenotazione obbligatoria al numero 338 8681435 entro il 14 aprile 2010. Per il programma completo di tutte le iniziative date un occhio a questo link

16 aprile 2010

Una scampagnata fuori porta…. dal macellaio poeta!

Sabato, un timido sole fa capolino dalla nuvole, oggi ho proprio voglia di una bella passeggiata in campagna con tanto di goloso spuntino. Destinazione Panzano, il cuore del Chianti fiorentino, per una visita alla macelleria Cecchini, oggetto di così tante opinioni contrastanti soprattutto dopo lo scandalo delle bistecche congelate…… ma che non erano destinate alla vendita all’interno della macelleria ribadisce Cecchini, visto che dice di utilizzare solo carne fresca….ma questa è un’altra storia. Appena arrivati diamo il cognome ad una ragazza che lo segna con cura in una lavagnetta, ci chiameranno non appena si libera un tavolo. Nel frattempo non rimaniamo a mani vuote…l’attesa viene compensata da un aperitivo a base di vino Chianti e stuzzichini vari: finocchiona, bruschetta con l’olio e crostini con la crema di lardo. Dopo una mezz’ora finalmente ci chiamano, tocca a noi, per salire nella terrazza - ristorante dobbiamo passare proprio all’interno della macelleria, un pulsante apre una porta nascosta e ci appaiono le scale che portano di sopra. Il contesto è informale, ma ospitale… grandi tavoloni apparecchiati dove confluiscono più gruppi diversi, ognuno seduto accanto all’altro. Il menù è essenziale e io opto per il Mc Dario, l’hamburger del Chianti, una valida alternativa di qualità al solito panino dei fast food! 250 gr di carne macinata servita con patate arrosto, cipolle, insalatina fresca e accompagnata da pane toscano e schiacciatina. Ma cosa sarebbe un hamburger senza le salse? Ed ecco infatti che ci vengono portate una senape molto delicata, una salsa al pomodoro e un’altra dolciastra al peperone. La carne è davvero buona, anche se mi lascia perplessa la provenienza spagnola dei bovini, perché nel Chianti ci si aspetterebbe di mangiare tutti prodotti di provenienza del territorio ed invece no! A parte questo e un po’ di lentezza nel servizio dovuta alla nostra posizione nascosta, il posto merita una sosta per sperimentare tutte le prelibatezze della macelleria: porchetta croccante, sushi e tonno del Chianti, rispettivamente una tartarina e carne di maiale cucinata in modo particolare che a vederla sembra davvero tonno. Da non perdere anche l’Officina della Bistecca, una tre ore ininterrotte di pranzo dove si susseguono carne alla brace e specialità della macelleria. Mi raccomando la prenotazione! E poi una curiosità, è consentito portarsi il proprio vino… buona bistecca a tutti!
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8 aprile 2010

Mi Mexico

E’ l’esplosione di colori fantastici e la voglia di vivere che si respira in ogni angolo, a rendere l’atmosfera del Chiapas così densa di energia, un’energia che fa vibrare ogni più piccolo centimetro del corpo. E come una locomotiva in corsa, che nascosta dalle nuvole di vapore, improvvisamente ti attraversa da parte a parte, con l’impeto e la forza di un popolo millenario, che ancora avvolge nei misteri dei suoi riti. Una terra di una ricchezza immensa, un tipo di ricchezza che non si misura in pesos. I dollari non hanno valore, è una prosperità dei sentimenti, un paradiso del sorriso che dà un nuovo colore all’atono ritmo di vivere grossolanamente ogni momento. Il Messico, la sua gente, è un viaggio molto più lontano di milioni di chilometri, è una transizione nelle viscere della vita, un pellegrinaggio nel tuo intimo, che muove una carovana di sensazioni verso una meta speciale. Tutto ciò in cui credi, ciò che ami, quello per cui lotti, le lacrime che versi, i sorrisi che ti illuminano, i dolori che ti vivono….
Chiapas, terra selvaggia domata dalla generosità della natura, che ha saputo regalare a questo luogo paesaggi di incantevole bellezza. Una tradizione che crede nel sole, nell’elemento primario di vita. Tutto ruota intorno a perfetti calcoli astronomici, che allineano astri, sole, costellazioni. Simbolo dell’energia, della potenza, il sole riscalda ogni cosa ed i colori caldi dominano sugli altri, fiori sfumati d’arancione, gialle farfalle, papaia, mango, tappeti. Ma anche la terra parla del sole. L’ambra incastonata tra le rocce, incontra venature scure nel suo colore giallastro e ricorda la potenza dell’astro, così come la forza del giaguaro, simbolo fin dall’ antichità dello stato del Chiapas. E la forza di questo popolo si racconta anche nella sua storia, nelle battaglie per l’indipendenza, nella volontà di rovesciare il dominio della ricca oligarchia locale e rendere la terra un privilegio di tutti. Un paesaggio che nasconde mille altri paesaggi al suo interno, così diversi l’uno dall’altro, ma così necessari per completarsi. San Cristobal De Las Casas protetto dalle mura delle montagne, fu nel 1994 rifugio dei rivoluzionari zapatisti, ma oggi non lascia traccia se non di una fresca e ridente cittadina. Una serenità infinita per i vicoli pieni di negozietti e prodotti gastronomici da sperimentare. E poi l’odore degli aghi di pino che cospargono il pavimento della chiesa di San Juan Chamula. Quell’odore resinoso misto a cera. Mentre attraverso i gruppi del villaggio intenti a compiere il loro rito contro il male e la sofferenza, posso sentire il calore delle decine di candele cosparse nel pavimento sulle mie caviglie. Un’ atmosfera surreale. Ogni gruppo di indigeni è attorno al curadores, che cerca di liberare l’affetto dal male allontanandolo con rigurgiti di aria ed una volta purificata l’anima del malato, viene sacrificata una gallina dove la credenza vuole che il male sia andato a nascondersi. E’ un popolo conservatore, tradizionalista, che non ammette fotografie per non farsi rubare l’anima e che si sposa tra parenti, causando anche gravi malattie genetiche come l’albinismo. Ma tutta questa primordialità incanta ed incuriosisce, voglia di dissetarsi di ogni particolarità, delle storie di ognuna delle croci che giacciono nel cimitero del villaggio. Ogni colore rappresenta una vita diversa, il bianco simbolo dell’ innocenza del bambino, il nero della saggezza della vecchiaia ed il verde, gli anni verdi della vita, quelli dell’uomo in fiore. San Cristobal, contornato da piccoli villaggi indigeni, alcuni così lontani che devono camminare infiniti sentire per trovare un po’ d’acqua, altri in cui gli abitanti non possono curarsi se malati per la distanza eccessiva dalle strutture di cura. Penso a quante storie, a quante vite non basterebbero per farsele raccontare tutte…penso alla mia vita, così diversa dalla loro. Zinacantan, un gruppo di case tra la strada ciottolosa, mentre le ruote la percorrono nuvole di polvere si sollevano da terra. Qui la popolazione usa la propria vita per arricchirsi un po’ ed intere famiglie spalancano la porta di casa ai turisti. Un velo d’imbarazzo mi colora il volto, mi sento a disagio ad entrare, mi sento un’ intrusa nella vita di altri. Mi invitano con grandi sorrisi e quando mi propongono di provare uno degli abiti tipici, mi sento un fenomeno da baraccone. Mi sembra di giocare con la solennità di questo popolo e seduta in un angolo guardo allibita gli altri turisti che si ingozzano con voracità delle tortillas offerte dalla padrona di casa. Sgomitare per farsi spazio, per avere la foto migliore perché la luce è poca, aspettare con impazienza per precipitarsi nella tavola imbandita e fare razzia di ogni cosa come predatori assetati. Alla fine del banchetto la tavola è coperta solo delle bucce dell’avocado e le ciotole tinte appena del colore delle salse che prima traboccavano. Ma vuoto è anche il cestino per le offerte, chi ha messo 1 pesos, chi 5…una dicotomia spaventosa, l’abbondanza del cibo e dell’ospitalità e l’assenza di chi è ospite. Le bambine hanno lunghissimi capelli neri e degli occhi vivaci, scuri come olive e ridono tra loro mentre sgranocchiano le nostre caramelle. Si stanno facendo le trecce, si pettinano e noi le lasciamo li. Partiamo per Palenque, la strada è meravigliosa, piena di banani colmi di frutti e i bambini corrono qua è la quando vedono passare l’autobus, come se fosse una delle maggiori attrazioni della loro giornata. Un percorso meraviglioso. Finalmente l’arrivo e quando scendo e metto piede a terra, una sensazione di calore e pesantezza mi schiaccia verso il pavimento. Questa è l’aria di Palenque, l’afa della giungla che la cinge, l’umidità che fa mancare il respiro. Ma l’entusiasmo è troppo ed allora tutto si fa più leggero. Prima di entrare nel sito archeologico mi sento emozionata, proprio come prima di un’esame, una sensazione che avevo quasi rimosso. Vorrei comunicare al mondo la mia gioia e quando la vegetazione che nasconde le rovine si fa più rada e scorgo lo scorcio dei templi che maestosi dominano il paesaggio, una bomba di emozioni esplode in me ancora una volta. Mentre salgo quei gradini di pietra, mi immagino l’ascesa della vita, ogni scalino una difficoltà, un ostacolo, una gioia, un amico, è come un percorso di vita. Così imponenti gli edifici protendono al cielo, salutano gli astri e raggiungono il sole. Chissà quale maestria li ha costruiti, quale fatica e dedizione li ha eretti ed allora mi immagino gli scopi, le credenze di questo popolo, i balli con il capo contornato da piume, il gioco della pelota. Ma l’emozione più grande è stata l’ascesa al Templo de la Cruz. Dopo la fatica sotto il sole a picco, le gambe che agli ultimi scalini cominciano ad avvertire un tremolio che dal polpaccio sale fin sulle cosce, il respiro incalzante ed i battiti del cuore che risuonano come una tamburo dentro la cassa toracica, ecco che mi volto. Volgo lo sguardo ed il tempo si ferma. Sono io che lo voglio immobilizzare per un minuto, per osservare meticolosamente ogni particolare ed imprimerlo nelle mia memoria, per ogni volta che vorrò rivedere questo scenario degno di una fiaba. Da lassù lo sguardo si perde all’ orizzonte, una giungla sconfinata ovunque, il verde della speranza, della forza e di fronte a tutto ciò ci si può sentire anche piccoli, ma fieri di esserne un puntino tra i tanti. Dalla vetta, si domina una panorama davvero indescrivibile a parole, i templi sono immersi in una vegetazione lussureggiante, foglie giganti, colori vivissimi ed i rumori che abitano questa foresta sconfinata, i gridi strazianti delle scimmie urlatrici in lontananza. Mi inebrio di tutto ciò e chiudo gli occhi, ascolto. La magia che più rimane impressa in me è il calore trasmesso da ogni volto che ho incontrato, ogni persona che volontariamente per strada mi ha concesso il suo aiuto senza neanche chiederglielo, il tassista che mi sorrideva e mi parlava di quando era piccolo, di come suo padre gli avesse mostrato il film delle bighe di Ben Hur e di come avesse sempre immaginato Roma, pur non vedendola. Probabilmente non la vedrà mai, ma io pur avendo viaggiato e visto tanti posti, attraverso i suoi occhi ho scorto ciò che forse non riuscirò a conquistare mai, ho scoperto la semplicità di vivere la vita senza pretese, la capacità di tirar fuori il meglio delle cose che si ha e che si è. Il Messico è comunicabilità, gioia di vivere nonostante tutto, è duro lavoro, ma è anche fiesta, è il riuscire a dire le cose senza bisogno di grandi parole, è la musica che accompagna la vita in ogni momento, è guardare gli occhi dei bambini che ti corrono incontro perché felici vogliono ancora caramelle, è tutto questo e molto di più. Ma il piccante della vita messicana non è solo una filosofia di vita, un modo di affrontarla con il sorriso, con il ritmo della salsa nel sangue. “Un po’ di pepe” nella vita aiuta a stare meglio e la cucina messicana è una terapia dell’ anima, fatta di colori ed energici sapori speziati. Ho cercato di assaggiare ogni più piccola specialità, per immergermi appieno in questi gusti decisi ed intensi. Già la tavola apparecchiata è uno spettacolo per la vista. Le tovagliette multicolore sono una perfetta scenografia per i piatti imbanditi. I colori vividi delle salse rosse e verdi infondono allegria, ogni piatto è accompagnato da verdura fresca, riso, platano fritto e fagioli neri, un’abbondanza di pietanze. Tortillas, burritos, tacos, sfoglie di farina di mais, che cambiano nome a seconda delle dimensioni, del ripieno e della modalità di cottura. Gli ingredienti sono semplici, patate, formaggio filante, carne di manzo, pollo o maiale, ma non mancano piatti particolari e tradizionali di ogni stato, come il Tamal Untado, una purea di carne e fagioli,cotta all’interno di una foglia di banano, che gli conferisce un sapore dolciastro o l’empanada, una tortilla fritta ripiena di svariati ingredienti. Il sapore inconfondibile del Messico mi è entrato nell’ anima ed in qualche modo quando mi sento stretta in questi panni, quando il prezzo delle case è irraggiungibile, quando non ci sono contratti per i giovani, quando esistono i pedofili, quando la gente suona il clacson immersa nel traffico e si manda a quel paese, io mi rifugio nell’ immaginazione di quest’atmosfera esotica, nell’ideale che mi sono creata di questa terra meravigliosa, anche se piena di problemi e povertà e l’energia che riempie questo pensiero mi rende immune da tutto e tutti ed ancora fiduciosa che il mondo si può migliorare, basta rendere migliori noi stessi.

2 aprile 2010

Marrakech express...food!

Un’idea per un week end esotico ma non troppo lontano dall’Italia… vediamo un po’… grazie ai tanti voli low cost, che scatenano polemiche senza fine, si può facilmente progettare un viaggetto per tre o quattro giorni. Ryanair propone tra le nuove rotte Marrakech, città misteriosa e dal sapore inconfondibilmente magico, ma abbastanza vicina all’Italia per una breve avventura di pochi giorni! Assolutamente da non perdere il pernottamento in un Riad, dimore storiche oggi adibite ad hotel, dove poter scoprire il fascino delle antiche residenze signorili ed immergersi così in un’atmosfera quanto più possibile locale. Questi palazzi sono una vera perla dell’architettura marocchina, con un delizioso patio interno dove rilassarsi dopo una giornata intensa di camminate o dove fare il pieno di energie con un’abbondante colazione prima di addentrarsi per i vicoli dei Souq. Spesso il patio ospita una piscina decorativa costruita con le coloratissime maioliche marocchine. Le stanze si affacciano tutte intorno al cortile e sono collegate da un terrazzo comunicante che gira intorno al patio. La luce del sole filtra dalle lastre di vetro messe a copertura del soffitto ed infonde un piacevole calduccio. Ovviamente nelle camere regna un’ atmosfera da mille e una notte fatta di veli colorati, porte di legno con la caratteristica forma a fungo, finestre intagliate, tappeti e piccoli oggetti di artigianato artistico. Direi che si comincia bene… Altra regola: lasciarsi guidare dall’istinto e perdersi tra i vicoli stretti e contorti dei Souq, gli antichi mercati suddivisi a seconda dei prodotti esposti , che costituiscono il cuore pulsante della Medina. L’odore di spezie si confonde con quello delle pelli messe ad essiccare al sole, il rumore del martello nell’incudine si alterna alla voce dei commercianti che richiamano i turisti per vendere i propri prodotti… inutile dire che i marocchini sono abilissimi commercianti, per cui è impossibile tornare a casa a mani vuote! Improvvisamente mi trovo immersa tra la folla che mi spinge tra stand e bancarelle di tutti i tipi, mi imbatto così in un luogo lontano dal flusso dei turisti che contrattano per spuntare il prezzo più basso. Mi ritrovo curiosamente dietro ad un banco e da decine e decine di oggetti non identificabili che penzolano dal soffitto, vedo tantissime donne coperte con il velo che rovistano da cesti colmi. Voci, schiamazzi e ancora voci…..Il commerciante del banco mi piazza un camaleonte nella mano destra e comincia a farmi annusare essenze, erbe essiccate e spezie! Mi spiega che quello che vedo dietro al banco era l’antico mercato degli schiavi adibito oggi al mercato dei vestiti….. questo è il Marocco imprevedibile, un po’ invadente all’inizio, ma molto accogliente. In alcuni negozi sono esposte delle fotografie del Marocco di fine ottocento, mi perdo nell’immaginare l’atmosfera che si doveva respirare a quel tempo, nessun turista intento a catturare scatti fotografici, nessun segno di globalizzazione. Qua e là persone con carretti stracolmi di merce trainati da ciuchini con la testa china. E poi menta, menta ovunque, chiudo gli occhi e respiro profondamente l’odore intenso e fresco di questa pianta aromatica utilizzatissima in Marocco per preparare il tè, bevanda dissetante che viene consumata calda per combattere la calura estiva. Il tè alla menta è un vero e proprio culto e viene servito in modo davvero pittoresco. All’interno di una caratteristica teiera di acciaio lavorata a mano, il tè viene versato in piccoli bicchierini di vetro da un’altezza di almeno 50 centimetri regalando un vero e proprio spettacolo alla vista. Un flusso fumante zampilla nel bicchiere come fosse una cascatella formatasi dopo un temporale estivo! E tutto intorno si diffonde un buonissimo odore di menta. E poi le arance, il Marocco ne è il paradiso. Lungo le vie di percorrenza ed all’interno dei cortili e giardini dei palazzi file di aranceti si perdono a vista d’occhio. Non male concedersi una pausa dissetante in uno dei tanti baracchini di piazza Jeema el Fna che propongono un bicchiere di spremuta espressa ad un euro. La piazza, una delle più grandi al mondo dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO, è ricchissima di vita. Ad ogni angolo incantatori di serpenti, domatori di scimmiette, donne specializzate nell’arte dell’Hennè, venditori ambulanti di datteri e artigianato locale. Ma non perdetevi lo spettacolo al tramonto, magari da una terrazza panoramica di uno dei tanti ristoranti e bar che si affacciano sulla piazza. Quando il sole inizia a regalare sfumature rossastre al cielo e si prepara per coricarsi, la piazza si trasforma ed è allora che diventa il cuore della Medina. Dai vicoli laterali escono piccoli carretti che come per magia in pochi minuti si trasformano in ristoranti ambulanti. Uno accanto all’altro costituiscono un flusso continuo senza fine che si perde all’orizzonte. La piazza diventa uno dei più grandi ristoranti all’aperto che si possa immaginare. Cala la notte, le stelle fanno capolino e al chiarore della luna il vapore delle pietanze invade l’aria circostante regalando uno spettacolo suggestivo che ricorda la nebbia mattutina che tutto avvolge con il suo manto indefinito, ora rivela, ora nasconde….
Tra le prelibatezze che si possono degustare non fatevi mancare il classico Cous Cous abbinato a verdure o carne di pollo e l’immancabile Tajin, la tipica casseruola di terracotta marocchina sovrastata da un simpatico coperchio a forma di piramide, da cui deriva appunto il nome del piatto. Vi si può cuocere di tutto, dalle verdure, al pollo, all’agnello. Il Tajin viene posto direttamente sulla brace ed i cibi vengono cotti anche grazie al vapore che si viene a creare all’interno del coperchio, si capisce quindi come questo tipo di cucina sia molto leggera e povera di grassi. Spesso sopra il coperchio viene posto un limone che con il vapore sprigiona la sua frizzante aroma donando un caratteristico sapore alle pietanze. Inoltre il Tajin è un simbolo importante della convivialità marocchina, perché una volta pronto viene posto al centro della tavola e tra una forchettata e l’altra funge da elemento di condivisione. Per i golosi immancabili i dolci a base di mandorle, miele, zucchero e spezie….una golosità da provare! Tra le attrattive turistiche da vedere la Medersa Ben Youssef, i giardini di Majorelle, la moschea Koutoubia, il Palais del Badi, il Palais de la Bahia e mi raccomando…. concedetevi un giorno di relax e coccole in un Hammam!